La PCC non è solo una piattaforma di certificazione dei crediti, ma anche uno strumento di monitoraggio degli impegni di spese che la PA assume. Utilizzando il SdI, il fornitore/prestatore e la PA non devono più inserire nessun dato sulla PCC essendo questa una base dati di informazioni e di scambi che avvengono telematicamente.
Il flusso di elaborazione può essere così identificato:
1 - invio della fattura alla PA,
2- ricezione della fattura da parte della PA,
3 - contabilizzazione della fattura da parte della PA,
4 - comunicazione della PA dei debiti scaduti (entro il 15 del mese successivo alla scadenza),
5 - certificazione dei crediti da parte della PA su iniziativa/richiesta del creditore,
6 - eventuale anticipazione (cessione dei crediti certificati) a istituto bancario/finanziario,
7 - eventuale compensazione dei crediti certificati con debiti tributari,
8- pagamento delle fatture da parte della PA.
Essendo un flusso automatico di dati, le comunicazioni avvengono in tempo praticamente reale. L'unica "pausa" di questo flusso è rappresentato dal controllo di merito e legittimità che la PA fa sulla FE (precedenti punti 3 e 4). La FE non può non arrivare alla PCC, e ritengo che sia la PA a doversi attivare.
Il fornitore/prestatore potrebbe attivarsi (come indicato al precedente punto 5)